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Barca, palazzo o nave 'balena'?

Sono sempre di più i progetti di yacht “futuristici”. Ma quanti vedranno la luce?

Deliri creativi oppure progetti concreti che vedranno la luce? Un po’ entrambe le cose. Certo è che, negli ultimi anni, il mondo dei superyacht si è sbizzarrito nel presentare modelli sempre più originali e ai limiti del possibile, che solo raramente abbiamo visto diventare realtà. Del resto è normale: in un settore ricco come quello dello yachting di alto livello i designer osano più che nella produzione di serie, perché il “pezzo unico” è contemplato sia dall’armatore, che vuole una barca esclusiva, sia dal costruttore, che è strutturato per la produzione dell’esemplare unico. Negli Stati Uniti lo chiamano “Wow Factor”, ovvero la tendenza a stupire il più possibile osando tanto. E se fino a qualche tempo fa a stupire erano i giovani designer che, partecipando ai numerosi concorsi in giro per il mondo, osavano molto per mettersi in mostra (senza dover poi costruire lo yacht...), oggi anche i grandi cantieri cominciano ad affacciarsi a questo nuovo stile. Dei tanti progetti che abbiamo pubblicato in questi anni alcuni sono diventati realtà, come per esempio Sigma, il superyacht disegnato da Philippe Stark, come Ocean Emerald, progettato da Norman Foster e come il Maltese Falcon, l’unico esemplare tra le barche a vela che realmente ha stravolto il modo di concepire questo genere di imbarcazioni. Nel campo dei progetti che per ora sono solo sulla carta, il caso più eclatante e recente è quello di WHY, un gigante di 58X38 metri presentato da Wally ed Hermès che ridefinisce il modo di pensare ai superyacht.

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