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First 45

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First 45

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Briand al posto di Farr, più attenzione ai dettagli, un interior lay out ben sopra le attese. Ma soprattutto una costruzione accurata dello scafo, quasi da custom

Sarà sicuramente una barca molto bagnata. Sarà anche per questo che il 45, progetto fra i più attesi dell’anno, entusiasma subito chi sale a bordo magari intuendo il comportamento di uno scafo dal cavallino di prua così pronunciato e allo stesso tempo senza un minimo accenno alla stellatura. Ecco il vero cambio di tendenza in casa Beneteau che, affidando l’evoluzione della gamma First a Philippe Briand, manifesta un’intenzione ben precisa travestendo da cruiser una barca che può vantare un’anima naturale da racer. Non tutto fila nell’armo ma in definitiva il 45 è frutto di un lavoro ben eseguito. C’è una costruzione decisamente accurata, raramente riscontrabile nella cantieristica di serie. Quanto ai nei, è tutto risolvibile. A partire dalla scelta quasi arcaica delle luci, troppo grandi e troppo sporgenti, dunque ingombranti durante le manovre a prua, o ancora pericolose per la salvaguardia del genoa 100% in virata, nel caso del fanale armato sull’albero. Scelte dettate quasi certamente dalle economie, e non da un project manager poco navigato, ovviabili con la lista degli equipaggiamenti optional dove sarà semplice trovare, per esempio, un’alternativa led al problema. Lo stesso vale per le bitte di prua che dovrebbero essere a scomparsa, così come l’armo dell’avvolgifiocco. Passeggiando verso poppa, un occhio esperto noterà subito la centratura interna alle lande del carrello genoa, l’anti grip spalmato su tutta la tuga e la larghezza generosa dei passavanti. Una soluzione altrettanto interessante per l’innovazione dell’elemento architettonico è stata ripresa dal 50 piedi di famiglia, dove la palpebra in vetroresina accompagna il profilo della tuga creando un valido tientibene e un canale di drenaggio a protezione delle masse d’acqua frangenti in coperta. Allo stesso tempo questo guscio ricopre una funzione simile ai doppi tetti Sahara delle vecchie Land Rover, isolando dal caldo le superfici vetrate e consentendo l’apertura degli oblò anche con la pioggia. In pozzetto niente di criticabile: dai winch correttamente dimensionati alla postazione ben ideata per il randista e per il timoniere. All’estrema poppa invece uno scivolone inaspettato per il back stay idraulico.