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Catamarani a motore: brutti ma buoni

Se la vera risposta “verde” venisse dai catamarani? Consumano poco e navigano velocemente, battendo i monoscafi in molti ambiti. Ma non sono solo rose e fiori: il posto barca è più costoso, e la ricerca estetica non è allo stesso livello di quella degli yacht tradizionali

Due scafi sono meglio di uno? Non è detto, e non crediamo che sia così, altrimenti ci sarebbero molti più catamarani che monoscafi. Va detto, però, che se si analizzano i vantaggi offerti dai catamarani a motore, ci si trova di fronte ad una lista enorme di vantaggi che fanno dubitare della saggezza dei tanti armatori che ci sono in giro. Sembrerebbe che fino ad oggi si sia sbagliato il modo di andar per mare ed ora, grazie alla maggior attenzione all’impatto ambientale di ogni mezzo, stiano venendo a galla concetti “verdi” elementari che si erano distaccati dal buonsenso.
È questa stessa molla che ha fatto rinascere le navette, il vero fenomeno di quest’anno che ha spopolato tra le banchine di tutti i principali boat show d’autunno. Barche lente, con motori poco muscolosi, in grado di percorrere miglia su miglia grazie ai bassi consumi. Esattamente l’opposto degli open sportivi e ipermotorizzati di moda negli ultimi dieci anni. I catamarani partono dalla stessa base delle navette, ovvero da motorizzazioni poco contenute rispetto ai monoscafi di pari lunghezza. Uno scafo tradizionale di circa 60 piedi, open o fly che sia, mediamente ha due propulsori che vanno dagli 800 ai 1.300 cavalli, a seconda delle prestazioni che vuole raggiungere. Un catamarano, invece, difficilmente supera i 600 cavalli per unità e, per questo, consuma un pò meno, raggiungendo però prestazioni inferiori di qualche nodo ma con un rapporto litri/miglia tendenzialmente a proprio favore. Un altro fattore che entra in gioco in navigazione, e che permette di avere minori potenze in gioco, è la differenza di comportamento in acqua tra monoscafi e catamarani. La resistenza all’avanzamento del doppio scafo è generalmente minore, sia nella fase di entrata in planata (che è il monento in cui un monoscafo richiede maggior potenza), sia durante la navigazione lanciata in velocità, poiché la superficie bagnata è ridotta rispetto a quella di un tradizionale yacht. Un altro vantaggio indiscutibile è la stabilità di forma, che si fa sentire quando si è fermi, magari ormeggiati in rada con un pò di risacca. In navigazione, le accostate sono lente e hanno un raggio ampio; navigando con mare al traverso le correzioni di rotta risultano meno agevoli.
Ma i vantaggi dei multiscafi non sono solo di natura tecnica: dal punto di vista dell’abitabilità stravincono, grazie all’enorme larghezza che permette di avere saloni e pozzetti davvero molto spaziosi. Ma come abbiamo detto prima, se fossero solo rose, il mercato avrebbe premiato questa categoria di imbarcazioni favorendone la diffusione tra gli armatori. Purtroppo, invece, ci sono alcuni aspetti pratici che, spesso, spingono i clienti a rivolgersi alla cantieristica tradizionale. Il posto barca, per esempio, è l’elemento più disincentivante nell’acquisto di un catamarano. A patto di trovare un porto adeguatamente attrezzato, la quota d’ormeggio è sempre doppia a causa della larghezza dello scafo che occupa due posti barca. Anche la manutenzione ha degli scotti da pagare; l’alaggio e il varo, per esempio, sono più complicati e costosi. A parità di lunghezza, i prezzi di listino sembrano invece allineare tra loro le due categorie di prodotto, senza favorire nessuna delle due. Resta da capire se, alla luce di un rinnovato senso ecologico, i catamarani possano essere una risposta concreta alla riduzione dei consumi, visto che sembrano essere un pò più parchi rispetto ai monoscafi.

Tommaso Gabba