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Hydroptere: più forte del vento!

Il mitico Tabarly lo immaginò. Il visionario Thébault lo ha realizzato. L’incredibile storia di Hydroptère, il “mostro” che ha superato il muro dei 50 nodi e non si vuole fermare. Anzi, in versione maxi punta a girare il mondo in 40 giorni. Lo abbiamo provato

Alain Thébault a bordo sembra un bambino con il suo giocattolo preferito. Salta da una parte all’altra come un funambolo, sprizza gioia da tutti i pori e il suo entusiasmo è contagioso. Ti tocca, ti prende sotto braccio e ti porta a prua per vedere com’è la visuale da lì e poi a poppa per comprendere la velocità guardando la scia. Ti fa credere che tutto nella vita sia possibile ed estremamente facile, come far volare sull’acqua un trimarano di quasi 20 metri partendo dal nulla.
Ma qui siamo su Hydroptère - nome epico che nasce dall’unione di Hydro (acqua) e Ptère (ala) - il trimarano che detiene i due record più importanti di velocità a vela, stabiliti da una barca: 50,17 nodi di media sul miglio nautico e 51,36 sui 500 metri. Alla base del progetto l’idea ancestrale del volo con tre foil (ovvero le ali immerse) che sollevano la barca sull’acqua facendola planare a sei metri dall’altezza. «Quando abbiamo battuto il record credevamo crollasse tutto da un momento all’altro - ricorda sorridendo il giovane Damien Colegrave, ingegnere volontario addetto alla gestione dei sistemi di sicurezza - gli allarmi erano impazziti!» Ma Damien, non né l’unico ingegnere né l’unico volontario a bordo. Sull’Hydroptère ci sono lauree e specializzazioni in ogni settore della tecnica che passano mesi a bordo per dare il loro contributo al sogno di Alain.

Con la fissa del volo
Quella di Thébault è una storia da film. Padre assente, madre dentro e fuori gli ospedali psichiatrici, l’infanzia passata in istituti dove perdersi è facile. A otto anni inizia a capire che il volo sarà la sua vita. Passa ore e ore guardando fuori dalla finestra, immaginando di poter solcar i cieli come racconta nel primo dei suoi due libri “Un pilote d’un rêve” (un pilota di un sogno) mentre il secondo, “Le mur du vent”, è incentrato, invece, sulla storia dell’Hydroptère. Nel frattempo scopre la vela, se ne innamora e pratica il windsurf. Inizia a lavorare sul Pen Duick III, una delle barche di Eric Tabarly, con la speranza di incontrare il più grande velista francese di tutti i tempi. Deve attendere però 27.000 miglia nautiche prima che questo avvenga: l’incontro accadrà infatti solo nel 1984, cinque anni dopo il primato di Paul Ricard. Una tappa storica della vela perchè il trimarano di Eric Tabarly stabilisce in 10 giorni e 5 ore il nuovo record di traversata atlantica, detenuto per ben 75 anni dalla goletta Atlantic di Charlie Barr.

Il peso di Tabarly
Alain gli parla della sua idea, dice che è possibile far volare una barca, schizza linee e foil. Tabarly che da una decina di anni era stato “tirato dentro” da un pool di tecnici, velisti, costruttori per un progetto votato alla velocità pura senza che se ne venisse a capo, capisce che è l’uomo giusto nel momento giusto. Sostanzialmente lo investe della missione al posto suo e decide di aiutare - sino al giorno della sua scomparsa, nel 1998 - questo moderno ma intraprendente sognatore. Di lì in poi la vita di Thébault prende un’altra piega, il guru della vela lo introduce a tutti gli ambienti che contano della finanza e della politica francese, trovando sostegni morali ma soprattutto aiuti economici. È così che Alain, diventato anche intanto pilota d’aereo, può iniziare a dedicarsi anima e corpo al suo sogno. Nel 1994 vara finalmente il primo Hydroptère che Tabarly proverà nell’estate del ‘95. Dei finanziatori iniziali ci sono ancora otto cosiddetti “Papés” (Anziani), otto ingegneri e scienziati aeronautici che da allora non hanno più lasciato il progetto, facile affezionarsi a un personaggio così.