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2011-07-27

Dieci domande per capire di più e comportarsi bene in navigazione

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di Gabriella Chiellino e Marco Franzosi (società consulenza ambientale ed energia rinnovabili eAmbiente)

1
Quale è il reale stato di salute del Mediterraneo?
Sicuramente non buono ma migliore di certe visioni degli anni ’70 infatti l’Unione Europea e gli stati membri hanno promosso dei quadri legislativi forti e coerenti non sempre applicati con rigore e convinzione: sono state istituite aree protette e posti limiti stringenti all’immissione di inquinanti nell’ambiente. Tuttavia non sempre queste azioni sono state efficaci. In alcuni casi i risultati sono stati eccellenti come può sperimentare chi abbia visitato una delle riserve marine italiane efficacemente gestite dove tra mille problemi e poche risorse si cerca di conciliare le esigenze di difesa dell’ambiente con la necessità di sviluppo sociale ed economico delle comunità locali, mediante il turismo e la pesca sostenibili. Il percorso di tutela tuttavia non si può dire concluso: in particolare, molto resta da fare sulla sponda sud del Mediteraneo, dove gli standard ambientali e la loro applicazione sono ancora da implementare e soprattutto da migliorare.

2
In quale misura i diportisti possono essere ritenuti colpevoli del degrado dell’ambiente marino?
Come detto prima, molte attività umane influiscono sull’ambiente marino: la pesca, il turismo costiero, il traffico mercantile, l’inquinamento, il diporto.Considerando l’intero Mediterraneo, il diporto influisce in modo limitato sul degrado ambientale: è infatti un’attività a carattere stagionale e svolta con imbarcazioni di piccole dimensioni. Diverso è il discorso se si valutano gli impatti su scala locale: i diportisti si concentrano infatti sotto costa, spesso nelle insenature più suggestive, e in questi ambienti l’affollamento combinato a comportamenti poco rispettosi può essere causa di disturbo e danni alla fauna, alla flora e ai fondali.

3
Quali sono gli errori più comuni dal punto di vista ambientale commessi dal diportista italiano? Sicuramente almeno tre:
Sicuramente almeno tre: 1) navigare ed ancorarsi senza rispettare le distanze minime dalla costa (solitamente 200 metri dalla spiaggia e 100 metri dalle coste rocciose, come prescritto dalle ordinanze locali e dai regolamenti delle aree marine protette) e senza prestare attenzione ai fondali che spesso ospitano habitat importanti come le praterie di Posidonia; 2) scaricare in mare le acque nere di bordo; 3) gettare in mare i rifiuti, anche se organici.

4
La cantieristica ha contribuito al miglioramento della situazione ambientale o è rimasta indietro?
Il continuo miglioramento delle tecnologie di costruzione, dei materiali e soprattutto degli equipaggiamenti ha elevato notevolmente l’attenzione ecologica da parte dei cantieri. Ormai uno yacht moderno, correttamente gestito e manutenuto, permette di fare una crociera in sicurezza e nel pieno rispetto dell’ambiente. La vera differenza quindi la fanno - tanto per cambiare - i comportamenti più o meno virtuosi del diportista
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