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La manovra Monti: quanto peserà per la nautica?

Ci avevano avvisato che la manovra proposta dal Governo Monti sarebbe stata per gli italiani di lacrime e sangue, ma non ci aspettavamo che puntasse all’annientamento di un intero settore come quello della nautica. Mentre andiamo in stampa il testo della manovra non è stato ancora votato dalla Camere, ma solo approvato dal Consiglio dei Ministri. Ci saranno alcune correzioni, ma lo sconcerto che ha creato nel settore della nautica è terribile. Ma di cosa si tratta? In breve viene reintrodotta una tassa di stazionamento, a carattere giornaliero per tutte le imbarcazioni italiane o straniere che sono all’interno delle nostre acque territoriali. Inoltre si applica anche a barche che sono in secca, per lavori di manutenzione o per rimessaggio. Insomma, più che di stazionamento ci sembra una tassa di proprietà allargata, ma con ricadute negative pesanti. Mentre scrivo c’è ancora molta incertezza sulle aliquote che devono essere applicate per scaglioni di dimensione. Si parla di 7 euro giornalieri per imbarcazioni dal 10 a 12 metri di lunghezza, 12 euro per barche da 12 a 14, 40 euro da 14 a 17 metri, 75 euro da 17 a 24 metri e di 150 euro giornalieri sopra i 24 metri. Ci sono però fonti che parlano di altre aliquote e di una differente frammentazione della lunghezza, soprattutto anche per la fascia alta. Nel primo testo non sono stati prese in considerazioni sia la vetustà dell’imbarcazione sia la differenza tra vela e motore - come accadeva in passato - anche se non la troviamo corretta se si tratta di stazionamento e non di proprietà.
«Capiamo che in questa situazione anche la nautica debba fare la sua parte - ci ha detto Anton Francesco Albertoni, Presidente UCINA - ma noi pensavamo di farla con proposte costruttive di sviluppo e non subendo una tassazione. Abbiamo chiesto che, quantomeno, vengano prese in considerazione manovre correttive al testo. In prima battuta sono riuscito ad eliminare i natanti che era previsto pagassero 1.000 euro all’anno, ma se resta così chi paga di più sono gli armatori fino a 24 metri. È un’emergenza e lo capiamo, però bisogna considerare alcuni parametri come la vetustà o il non utilizzo del bene».
Come dicevamo una tassa sulla nautica era attesa, ma questa danneggia non solo gli armatori ma blocca anche uno dei nostri punti di forza per il futuro del settore. «Quest’anno il turismo nautico straniero ha pesato per il 15% all’interno dei nostri porti - prosegue Albertoni - i Governatori delle Regioni, in testa il ligure Burlando, sono stati i primi a portare le nostre proposte al tavolo Stato-Regioni lanciando l’allarme sull’iniquità di questo testo». Se dovesse passare un testo di questo genere, perché un armatore straniero con una barca di 20 metri dovrebbe venire ad ormeggiare in Italia con una tassa, chiamiamola “di soggiorno”, di 75 euro al giorno? Forse meglio saltare i porti della penisola e puntare su Francia, Spagna, Grecia, Croazia solo per citare i Paesi più vicini. «Per drenare 200-300 milioni di euro si va a colpire un settore che stava sopravvivendo a malapena - è il parere di Roberto Perocchio di Assomarinas - . Non sapevano se fare una tassa di proprietà o colpire sulla tassa d’ormeggio. Non solo ci sarà la fuga delle barche italiane verso i porti stranieri, ma verrà distrutta anche l’attività di manutenzione e rimessaggio che facevamo sulle barche straniere».
E questo è l’ultimo dei punti che danneggia il settore. Quale armatore di una barca di 30 metri verrà in Italia a fare lavori di manutenzione se deve pagare una tassa in più? E uno yacht di grandi dimensioni certamente non svernerà in un porto italiano. Meglio all’estero, e con i soldi risparmiati l’armatore lo raggiungerà quando vuole, magari con un volo privato.
Ora non ci resta che sperare che questo testo venga corretto al più presto per salvare l’intero settore della nautica italiana, indotto compreso, ma anche la portualità e il turismo. Sul nostro sito vi terremo informati in tempo reale sulla manovra e le sue conseguenze.
Andrea Brambilla