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Tassa di soggiorno: ma chi l'ha pensata?

Siamo tutti d’accordo che la situazione è tragica, che tutti i comparti devono lavorare e contribuire economicamente per evitare il default della nostra Nazione e che il Governo Monti ha dovuto operare d’urgenza. Ma quello che noi vorremmo sapere è il nome del funzionario o del consigliere o del sottosegretario o di chiunque esso sia, che ha proposto una tassa di soggiorno sulle imbarcazioni, coinvolgendo non solo le barche italiane ma anche quelle straniere. Noi vorremmo il nome di questa persona così “illuminata” che, senza fare grandi conti e senza sentire le associazioni di categoria, ha “consigliato” il Governo e ipotizzato di portare nelle casse del nostro Stato 200 milioni di euro senza accorgersi che, invece, farà perdere al settore oltre 2 miliardi. Perché leggendo la Relazione Tecnica del famigerato Articolo 16, che dovrebbe spiegare come e quanto si otterrà dal provvedimento, anche una persona che non sa nulla di nautica resta sconcertata. L’approssimazione nel quantificare la cifra è degna di un bambino di quinta elementare, senza una vera analisi di dati, quando in realtà ci sono e sono facili da consultare, e senza tenere conto di vere e proprie “fughe” oltreconfine di circa il 45% delle imbarcazioni, come accadde in Sardegna con la tassa Soru. Non considerando inoltre che, con ogni probabilità, è una tassa anticostituzionale per le leggi della Comunità Europea. Ma il danno comunque questa persona l’ha già fatto e noi non possiamo che ringraziarla, ed è per questo motivo che vorremmo sapere il suo nome.
Speriamo presto di poterlo fare!
In questo numero troverete quindi l’inchiesta fatta da Yacht & Sail sul tema nautica nel Decreto Monti. Un’inchiesta dettagliata che, analizzando semplicemente le categorie del charter, del refitting, dei porti e dell’indotto, ci porta a scoprire che sono ben oltre due i miliardi di euro che il nostro Governo farà perdere al settore. Le voci che si corra ai ripari ci sono già. Si parla di esentare gli stranieri dal pagamento della tassa e altri vantaggi, ma quello che manca è un reale decreto di sviluppo che ci si sarebbe attesi da un Governo tecnico. Nella nostra inchiesta abbiamo proposto diversi temi partendo dalla trasformazione della tassa da soggiorno a proprietà, andando anche a controllare quelle imbarcazioni che sono estero vestite. Ci sono tante proposte anche su come rendere più equilibrata questa tassa, che sappiamo bene deve esserci, ma in modo corretto. Vorremmo che si facesse di più e che soprattutto s’incentivasse l’arrivo nei nostri porti degli stranieri. Se si considera che la spesa pro capite di un diportista, oltre all’ormeggio, è di circa 130 euro al giorno noi dobbiamo fare in modo che l’Italia diventi la meta principale per gli stranieri. E quindi perché non varare una legge che permetta agli stranieri l’esenzione del pagamento di accise ed Iva nei porti e di altri vantaggi in modo da incentivare la loro presenza?
Di contro, il nostro Governo sta varando la patente a punti per la nautica da diporto. Un provvedimento che stupisce solo fino a quando non si legge che ha stanziato nel 2012 per questa modifica ben 600.000 euro che andranno a Enti e Ministeri “...per l’istituzione della banca dati e altri 100.000 per il funzionamento della stessa”. Considerando che gli incidenti in mare nel diporto sono così pochi che la stessa Capitaneria di Porto non ha nemmeno una casistica, non se ne capisce il reale bisogno. Mi viene il sospetto che forse tra uno dei ben 35 firmatari ci sia anche quella persona che ha proposto la tassa di soggiorno. Si faccia avanti che lo ringrazieremo, è giusto che il popolo della nautica lo conosca!
Andrea Brambilla