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La nautica italiana: tra luci e ombre

L’ultimo mese ha portato - secondo il mio punto di vista - vittorie e sconfitte alla nautica italiana. Le vittorie sono quelle conquistate nel decreto legge Sviluppo varato dal Consiglio dei Ministri ai primi di maggio; le sconfitte sono quelle di una palese ammissione di uno stato di crisi del settore. Un decreto legge voluto dal Governo urgentemente, con la finalità di sostenere l’economia italiana aiutando soprattutto dei comparti in crisi. E quindi anche la nautica da diporto è rientrata in questo salvagente lanciato all’ultimo minuto prima dell’estate.
I temi di cui beneficiamo sono diversi: dalla semplificazione della gestione amministrativa delle navi da diporto all’eliminazione della licenza edilizia per la realizzazione di pontili galleggianti; dalla destinazione al diporto delle aree portuali inutilizzate a una nuova regolamentazione delle concessioni portuali turistiche per terminare con la semplificazione delle autorizzazioni per i trasporti eccezionali. Sono scelte dovute alla nautica e, se mi consentite, quasi logiche per un Governo. Pensate al discorso dei pontili galleggianti che prima necessitavano di una licenza edilizia o ai bacini portuali commerciali dismessi che erano abbandonati invece di poter essere utilizzati per il diporto.
Vero che in Italia oggi i porti si stanno finalmente costruendo, anzi tra poco dovremo capire come riempirli, ma siamo comunque lontani da altre Nazioni europee se si pensa che abbiamo solo 19,72 posti barca per chilometro di costa mentre la Francia ne ha 72,02. Le aree identificate per il recupero di nuovi posti barca sono Livorno, Brindisi, Crotone, Santa Maria di Leuca, Porto Cesareo e Addaura. La nautica conferma un moltiplicatore elevato dell’occupazione che sommato all’indotto turistico raggiunge il 7,90 per cento. Un moltiplicatore che pochi altri comparti hanno. Il messaggio che invece mi ha lasciato perplesso è quello dell’appello che Ucina ha pubblicato sul Corriere della Sera del 28 aprile. Una lettera aperta che è stata interpretata in due diversi modi da più persone. Se da una parte forse è servita come “spallata” affinché la nautica venisse inserita nel decreto legge di cui abbiamo parlato prima, dall’altra parte può essere considerata come una debolezza di Ucina che non è in grado di dialogare direttamente con il Governo ma deve ricorrere a spazi pagati sul quotidiano nazionale. Il lettore meno esperto potrebbe anche leggere questo appello come un allarme per non avvicinarsi alla nautica da diporto, zona ad alto rischio e ricca di problematiche di diverso tipo. Sicuramente il Presidente Ucina Anton Francesco Albertoni l’ha usata per stimolare il Governo, ma forse ha nello stesso tempo posto dei dubbi a chi meno esperto nella nautica ha investito a diverso titolo.

Altra ombra della nautica italiana è la scelta di Mascalzone Latino di ritirarsi dall’America’s Cup. Una scelta purtroppo dettata, come ha scritto Vincenzo Onorato, dalla mancanza di sponsor ma una delusione per tutta la nautica italiana. Vero che il consorzio Venezia Challenge è ancora iscritto ma anche di loro si sa poco, soprattutto non si conoscono sponsor reali, budget e per ultimo anche timoniere ed equipaggio…La Coppa America che doveva essere economica e più abbordabile per i team si sta invece rivelando più cara del previsto e ancora ricca d’incertezze:dalle località in cui si disputeranno le World Series nel 2012 al numero reale dei team iscritti. Viste le problematiche di questa manifestazione non ci resta che aspettare l’edizione 35! Ma quando si terrà veramente?

Andrea Brambilla